Ce la ricordiamo vero Mrs. Gargery in Great Expectations? E’ la sorella maggiore di Pip, e Dickens la descrive come una fan dell’ordine e della pulizia:
“La Signora Gargery era una donna di casa pulita e ordinata tuttavia possedeva l’eccellente qualità di rendere la propria attitudine alla pulizia più sgradevole e inaccettabile dello sporco stesso.”
Come dire: la sua fissazione morbosa per la pulizia era tale che Mrs. Gargery aveva minato profondamente i rapporti sociali, oltre che compromettere la propria soddisfazione personale.
E sicuramente abbiamo tutti letto almeno una volta delle pratiche degli alunni e degli studenti giapponesi che fin da piccolissimi si occupano della pulizia delle proprie classi, destando in noi un senso di smodata ammirazione per le sane e civilissime abitudini ispirate al buddismo zen!
E quale può essere la sintesi delle due premesse? La nascita di una nuova corrente letteraria socio-zen anglo-nipponica, degna del Nobel di Kazuo Ishiguro? Improbabile, no? Anche perché, se è sicuramente vero che la meticolosa attenzione alla pulizia dei propri spazi classe sia pratica lodevolissima nel paese del sol levante, non altrettanto lo può essere quando l’oggetto delle pratiche di igiene si concentra sui bagni delle scuole (con risultati che vi lascio immaginare!).
Le pratiche di pulizia degli studenti giapponesi
Personalmente, mi è successo di assistere alle pratiche di pulizia in occasione di visite a scuole giapponesi e, a una prima sensazione di stupore ne è seguita una di sconforto e fastidio, constatando quanto queste pratiche siano spesso subite dagli studenti i quali le svolgono con la competenza professionale assimilabile - è ovvio - a quella di un adolescente alle prese con un compito normalmente svolto da un adulto specializzato in tale attività. La questione è che anche gli adolescenti giapponesi, altro non sono che ragazzi!
Questa pulizia è spesso percepita da loro come un dovere, non come qualcosa che gli piaccia fare o che consenta loro di ottenere particolari crediti formativi! Come dire: il Preside Nakamura/Gargery economizza sulle spese di gestione, approfittando della disponibilità di manodopera gratuita!
Allora, cerchiamo di distillare un preziosissimo insegnamento da queste pratiche così lontane nel tempo e nello spazio, attraverso comportamenti virtuosi e condivisi all’interno delle nostre comunità di lavoro o d’insegnamento.
I comportamenti virtuosi dei nostri giovani scolari: una luce sul futuro
Ogni giorno infatti, osservando i miei studenti, mi convinco sempre più che questi straordinari appartenenti alla Generazione Z possiedano una luce interiore e una forza straordinaria: fuori da ogni retorica giovanilistica, i giovani ci dimostrano che esiste una dimensione esistenziale che brilla grazie alla propria presenza. Ci sono e tutto sembra più facile, più bello, più allegro. Forse più accettabile!
Ebbene, la pandemia ci sta rivelando un proprio lato inaspettatamente pedagogico che se ben impiegato all'interno delle nostre scuole potrebbe renderci più evoluti, civili e progrediti. Infatti, sta divenendo buona pratica al termine di ogni lezione pulire con spray disinfettanti il proprio banco e gli spazi comuni di molte classi, rendendo gli studenti consapevoli dell’importanza fondamentale della gestione e della responsabilità del proprio spazio di lavoro in una prospettiva non solamente d’innalzamento del senso civico ma anche del senso di forte appartenenza al gruppo dei pari. Succede così che assieme, insegnanti e liceali, alla fine di ogni modulo di lezione, impugnino spray igienizzanti e bobine di carta asciugatutto e ripassino e sfreghino i propri tavoli, come se non ci fosse un domani! Ma li dovreste vedere che impegno ci mettono! Belli, bellissimi, tutti assieme con i propri prof. a rendere lucidi e splendenti gli spazi di lavoro personali!
Ciò che mi colpisce quotidianamente è la loro serena e calma accettazione di tutte le nuove procedure di sicurezza connesse all’emergenza COVID19, loro che di CORONA non percepiscono il pericolo effettivo in quanto immuni (ve lo ricordate “Anna” di Niccolò Ammaniti, e l’epidemia La Rossa che uccideva solo gli adulti, vero?): mascherina indossata correttamente, misurazione della temperatura all’ingresso del liceo con termo scanner, igienizzazione delle mani con gel, distanza di sicurezza, niente abbracci, niente baci, niente high five, niente strette di mano! Solo un fra’ e un bro’ in corridoio, davanti alle vending machine, in attesa di un caffè o di un kinder bueno!
Ci convinciamo ogni giorno che la scuola non è semplicemente un luogo dove parcheggiare i nostri figli, quanto uno dei più importanti ambiti formativi per ciascun essere umano. E deve riguardare non solo gli insegnanti e gli studenti, ma anche i genitori.
Howard Gardner scrive: “La scuola è importante, ma la vita lo è di più. Essere felice vuol dire usare le proprie abilità in modo produttivo, a prescindere da quali esse siano.”
Secondo Gardner, l’intelligenza è l’abilità necessaria per risolvere un problema o per elaborare prodotti che sono importanti in un determinato contesto culturale.
L’educazione (ex ducere) - e non l’istruzione (in struere) ha dunque lo scopo di aiutare i giovani ad acquisire competenze e abilità utili per la loro vita giornaliera e il loro sviluppo futuro. In questo modo, diventano adulti che contribuiscono, in un diverso modo, alla società.
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