Leggendo le definizioni di grandi linguisti come Tullio De Mauro e Giacomo Devoto (gentilézza s. f. [der. di gentile 1]. – 1. ant. Nobiltà, sia ereditaria sia - secondo l’interpretazione degli stilnovisti, acquisita con l’esercizio della virtù e con l’elevatezza dei sentimenti) appare evidente come il principio di gentilezza sia collegato al concetto di nobiltà d’animo e di cortesia, che si esprimono appieno all’interno di un gruppo di persone legate da appartenenza e socialità. Quindi, innanzitutto, gentilezza come requisito indispensabile di socialità.
Nella classicità latina e greca, gentilezza assume il significato di rispetto e aiuto reciproci, cortesia e caritas e i più grandi filosofi e scrittori dell’antichità, da Seneca a Marco Aurelio, ne trattarono ampiamente, sottolineando che l’essere umano era chiamato a compiere atti di gentilezza perché in lui innati. Marco Aurelio, imperatore romano dal 161 al 180 d. C., fu un cultore dell’umanità come espressione di bontà, benevolenza, rispetto, forza interiore e, appunto, gentilezza, la “più grande delizia dell’umanità”.
Nel Cristianesimo, il significato di gentilezza entra in un territorio religioso e assume il significato di amore per il prossimo e per Dio e viene divulgata con grande fervore da Agostino nelle sue “Confessioni”.
Nel Medioevo, il gentile per eccellenza è il cavaliere che diffonde un’idea di gentilezza più laica, non solo quindi spiritualità e religiosità, ma anche bontà d’animo, buona educazione, valore militare e amore. Gentilezza quindi come nobiltà d’animo che attraverso liriche cortesi celebrano l’amore e le virtù dell’amante: l’uomo dev’essere nobile d’animo, gentile, e usare questa sua gentilezza nei confronti della donna che canta nelle sue poesie. I più grandi poeti italiani del Duecento, cantano il legame inscindibile tra amore e gentilezza: “Al cor gentil rempaira sempre amore”, scrive Guido Guinizzelli e “Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende”, canta Dante.
La gentilezza quindi rispecchia la nobiltà d’animo, non quella di sangue: è un valore innato che deve essere espresso elevando l’anima attraverso la bellezza. Il valore della gentilezza si trova quindi in questa duplice natura dell’uomo: permette un’elevazione personale e una ricerca della propria identità e al contempo è indispensabile per rapportarsi con gli altri e per vivere in società. “Ovunque ci sia un essere umano, vi è possibilità di gentilezza” scrive Seneca.
Tornando ai giorni nostri, la “Giornata Mondiale della Gentilezza” nasce a Tokyo nel 1988 su iniziativa del “Japan Small Kindness Movement” da cui, qualche anno più tardi, prende le mosse il “World Kindness Movement” che cerca di declinare i principi classici enunciati sopra, intendendo la Gentilezza come qualità etica che incentivi l’attenzione e il rispetto verso il prossimo, la cortesia non affettata e artificiale, fatta di piccoli gesti, pazienza e cura. Si suggerisce l’ascolto dei bisogni degli altri, senza dimenticare i propri. È “urbanità”, intesa come comportamento sociale che, armonizzando con essa, contribuisce attivamente e senza manierismi a renderci esseri migliori.
Un recente libro intitolato “Biologia della Gentilezza” tratta l’argomento da un punto di vista scientifico grazie a una ricerca condotta da Immaculata De Vivo, docente di medicina alla Harvard Medical School e di epidemiologia alla Harvard School of Public Health assieme al sociobiologo Daniel Lumera. E’ un interessantissimo studio in cui la scienza scopre che la gentilezza può avere un effetto benefico sulla nostra vita. Il libro analizza cinque valori umani fondamentali quali gentilezza, ottimismo, perdono, gratitudine e felicità e sei comportamenti preziosi per generare un impatto positivo sul nostro corpo e la nostra salute: alimentazione, attività fisica, meditazione, relazioni sociali, musica e il nostro rapporto con la natura.
Lo studio dimostra che valori come la gentilezza, l’empatia e la premura risulterebbero fondamentali per la predisposizione alla longevità. E’ la scienza quindi che dice con chiarezza che essere gentili, altruisti, ottimisti e provare gratitudine migliora la nostra vita non “solo” dal punto di vista del benessere psicologico o morale, ma anche per l’impatto positivo sulla nostra salute fisiologica e cellulare.
A conferma di questa tesi è il comportamento dei telomeri, strutture di Dna poste alle estremità dei cromosomi e che la scienza considera veri orologi biologici, che determinano la durata della vita di una cellula e quindi dell’organismo a cui appartiene: telomeri più lunghi sono associati a individui longevi, mentre telomeri di lunghezza ridotta sono associati a una minore aspettativa di vita.
“L’accorciamento dei telomeri è dovuto in parte a un processo naturale dovuto all’invecchiamento della persona, ma è influenzato anche da fattori ambientali e stili di vita” spiega la professoressa De Vivo: “Abitudini come il fumo, il consumo di alcol, la sedentarietà, la cattiva alimentazione, l’obesità contribuiscono ad accelerare e aggravare l’accorciamento dei telomeri e quindi la morte cellulare, creando le premesse per la comparsa di malattie e l’invecchiamento precoce dell’organismo. Ma anche le condizioni psicologiche di un individuo possono avere un impatto significativo sulla sua salute cellulare. Lo stress è stato riconosciuto come uno dei grandi nemici dei nostri telomeri, perché determina un processo ossidativo e uno stato di infiammazione che li danneggiano, favorendone l’accorciamento. E noi possiamo modificare la modalità con cui rispondiamo allo stress. Come? Facendo sport, dedicandoci agli altri, passeggiando nella natura, ma anche con l’ottimismo, la gentilezza, il perdono, la gratitudine e la felicità, perché è la scienza stessa che ci conferma quanto questi valori siano fondamentali per vivere a lungo, sani e felici, ma soprattutto per la sopravvivenza e l’evoluzione del genere umano sul nostro pianeta”.
Nell’augurare una gentile settimana a tutti, riporto di seguito alcuni aforismi famosi sulla gentilezza che possiamo leggere ogni mattina al nostro risveglio, sorridendo!
Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre. (Ian Mac Laren)
Sii gentile quando possibile. È sempre possibile. (Dalai Lama)
Quando la misura e la gentilezza si aggiungono alla forza, quest’ultima diventa irresistibile. (Gandhi)
Io non conosco nessun altro segno di superiorità nell’uomo che quello di essere gentile. (Ludwig van Beethoven)
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