Vi ricordate il discorso che Mario Draghi fece il 18 agosto 2020 a Rimini?
L’abbiamo talmente riletto che una parte l’abbiamo inserita nella nota di benvenuto della nostra scuola. Perché ci aveva così colpito? Beh, nel passaggio dedicato alle nuove generazioni, nello spazio di dieci righe ha ripetuto il sostantivo “giovani” 5 volte, il termine “futuro” due volte, “cambiamento” due volte e ha concluso dicendo “dobbiamo essere vicini ai giovani, investendo nella loro preparazione”.
Con tali premesse, pensate che in questi giorni avrebbe potuto dire qualcosa che si scostasse da quella visione, ora che non è più l’ex governatore della BCE ma il presidente del consiglio dei ministri?
La chiara visione di Mario Draghi sulla scuola dei nostri ragazzi
Ciò che da educatore mi ha maggiormente colpito nel discorso di Mario Draghi sui giovani e sulla scuola è stato il suo riconoscimento di responsabilità:
“Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere”.
Come dire: ma noi adulti, noi genitori, noi insegnanti, noi classe dirigente ci siamo mai occupati di loro? Li abbiamo mai ascoltati? Ci è mai capitato di osservare all'interno di qualsiasi edificio scolastico come “i grandi” interagiscono con loro, gli studenti, i giovani gli adolescenti? Sussiego, scontrosità, paternalismo, sufficienza, frettolosità sono alcuni atteggiamenti che immediatamente mi vengono alla mente.
L’ipocentro di questo terremoto epocale che porterà con sé 209 miliardi di euro, di questo colossale piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa post COVID deve partire dai giovani e dalla scuola. Non solo tuttavia in termini di finanziamenti sostanziali, quanto come un paradigma educativo completamente rivoluzionato al centro del quale devono essere posti però gli studenti e non gli insegnanti. Troppo spesso ascoltiamo infinite trasmissioni televisive e radiofoniche, inutili e sterili dibattiti sui rinnovi dei contratti di lavoro, sulle graduatorie provinciali, sulle nomine dei supplenti e mai, dico mai, una parola che riguardi il capitale umano giovanile, le loro aspirazioni, a loro creatività e le loro ambizioni.
Una rivoluzione scolastica rivolta al futuro
L’approccio di Draghi è sistemico e appoggia su una rigorosa metodologia di lavoro.
È guidato da una visione forte e da una direzione chiara, al contempo inclusiva e assertiva. Personalmente mi piace molto l’idea di prolungare l’anno scolastico alla fine di giugno con il fine di recuperare parte del tempo che la didattica da remoto e le lezioni online non hanno potuto realizzare, soprattutto in alcune aree del paese nelle quali la banda larga e la fibra ottica non sono ancora riuscite ad arrivare. “Eh ma come facciamo con gli esami di stato?” mi sembra già di sentirli i guru del pantano, gli sciamani delle sabbie mobili! Ci si organizza e li si fa! Come lo scorso anno quando 100.000 privatisti hanno sostenuto gli esami di stato a luglio e a settembre! Impossibile, vero?
Sono anni che andiamo predicando ai quattro venti che le nostre vacanze scolastiche estive sono troppo lunghe, che riprendere a metà settembre dopo aver interrotto all’inizio di giugno è una follia, retaggio di un’Italia figlia del boom economico quando agosto era un mese di chiusura totale e di fabbriche spente.
Vi è mai capitato di vedere una gamba dopo un’ingessatura fino all’inguine di 45 giorni a seguito di una frattura di tibia e perone? Peluria spettinata cresciuta ovunque, muscoli sfiatati, articolazioni anchilosate e zoppìa. Avete presente la riabilitazione alla quale bisogna sottoporsi per tornare alla normalità? Bene, i cervelli dei nostri studenti sono esattamente così il 14 settembre quando li ritroviamo in classe con noi! Ma la colpa non è loro, la colpa è della nostra pavidità. Non siamo capaci di cambiare lo status quo! Si è sempre fatto così e dobbiamo fare sempre così!
La scuola, aperta per ferie
È esattamente per questo motivo che il nostro liceo non chiude mai: come una banca, un ufficio postale, un centro commerciale, solo il giorno di ferragosto! E volete sapere perché? Perché realizzando che in estate siamo “aperti per ferie”, i ragazzi che si ammazzano di videogames e di social per inedia, d’estate vengono a scuola! Leggono, ascoltano, giocano, programmano, ridono, dipingono, imparano. E tutto questo lo facciamo gratis, perché ci divertiamo più di loro a stare in loro compagnia! Endorfine e dopamine gratis per tutti e gioia di vivere assicurata! Provare per credere!
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