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  • Immagine del redattoreStefano Anzuinelli

Demonizzare Tik Tok non serve: impariamo a conoscerlo



I nostri studenti di liceo studiano e approfondiscono? Si impegnano nella ricerca di risposte in merito alla propria esistenza o al proprio futuro? Se dovessimo ascoltare esclusivamente la narrativa prevalente, i soloni dello scontro generazionale cristallizzato da secoli di incomprensione profonda e incomunicabilità tra generazioni, i grilli parlanti del mainstream, saremmo tentati di rispondere negativamente.

Vi rassicuriamo tuttavia: soprattutto nelle classi finali, i nostri studenti affrontano e dibattono su temi complessi e particolarmente stimolanti come “il tempo del cielo vuoto” e l’evaporazione dei valori di Sartre o il passaggio dal mondo solido di ieri al mondo liquido di oggi di Baumann.

Si riflette quindi assieme in classe in merito alla ricerca della felicità che nell’essere umano, secondo proprio Baumann, non può essere trovata nell’indipendenza dei legami, quanto nell’interdipendenza dei rapporti e ci si trova a commentare alcuni episodi di cronaca che spesso hanno come protagonisti ragazzi giovani o giovanissimi e il loro rapporto con i social e il digital. In particolare la discussione spesso verte su TikTok e sull’influenza che questa community esercita su di loro, soprattutto in occasione di tragici avvenimenti di cronaca come quello della undicenne di Palermo.

In verità, a una più attenta osservazione, TikTok non è basato esclusivamente sulla produzione e fruizione di balli, balletti o sfide, quanto anche su temi ben più impegnati quali l’emergenza sanitaria e i bisogni materiali e psicologici della GenZ.

Tik tok, un aiuto durante il lockdown?

Un esempio? Tra marzo e maggio 2020, in pieno lockdown quindi, secondo statistiche interne della piattaforma social media cinese, di proprietà del gruppo Bytedance, le visualizzazioni di video relativi a temi quali la salute mentale, consigli psicologici su temi quali ansia, disturbi del sonno, attacchi di panico, problemi alimentari sono aumentati del 125%. Risultato? Vista la tendenza da parte degli adolescenti di rivolgersi per consigli ai propri pari, magari vedendo un video di qualche decina di secondi sul proprio smartphone piuttosto che rivolgersi agli specialisti per una sessione di un’ora, si è registrato un incremento di attività sulla piattaforma da parte di alcuni professionisti del settore sanitario.

Volete un esempio? Digitate l’hashtag #therapistoftiktok e guardate il profilo della Dr. Courtney Tracey (aka The.Truth.Doctor): 2.3 milioni di like e interazioni pari a 100k per singoli post!

È tuttavia vero che spesso molti utenti, e non solo specialisti e professionisti, hanno pubblicato video che trattano di se stessi e dei loro problemi e che veicolano messaggi di solidarietà e comprensione, innescando un vero fenomeno di “peer-to-peer tutoring” attraverso il quale moltissimi giovani si sono sentiti meno soli e, conseguentemente, più sollevati; in un momento in cui, peraltro, molti specialisti e supporti psicologici erano sovraccarichi per effetto dell’emergenza COVID pertanto impossibilitati a garantire la continuità e la sistematicità del proprio servizio.

Tik Tok conta centinaia di specialisti: intervista a Luca Vegge

Abbiamo chiesto al nostro “TikTok Specialist” Luca Vagge (orgogliosamente nostro ex studente), che fa parte del “Social & Digital Team” che si occupa del corso di formazione digitale nel nostro liceo, un parere sull’argomento.

Con un miliardo di utenti attivi al mese – spiega Luca Vagge- TikTok non può essere più considerato solo balletti e contenuti leggeri! Sulla piattaforma troviamo oggi molteplici iniziative sociali che condividono pillole e tips in 30 secondi.

Che rilevanza ha avuto TikTok all’inizio del lockdown?

Durante la segregazione i social hanno spopolato come intrattenimento quotidiano, ma anche in qualità di veicoli di educazione giornaliera e “consulenti” per la cura fai da te della propria salute. La piattaforma oggi conta centinaia di professionisti, psicologi, coach, medici specializzati che durante il primo e il secondo lockdown hanno condiviso consigli su come non farsi abbattere in un periodo così difficile per le giovani generazioni.

Quali i temi principali?

Convivenza forzata, limitazione di contatti con i coetanei, attacchi d’ansia, domande sul proprio futuro. Oltre ai professionisti autonomi presenti sull’app, TikTok organizzava quotidianamente sessioni di home workout, live con influencer noti, visite a musei e non solo. Presente anche la Croce Rossa che con TikTok creava contenuti per divulgare informazioni attendibili sugli aggiornamenti della pandemia.

Quali scenari possiamo prevedere nel futuro più prossimo?

Media, produttori di contenuti e brand possono dare una grande mano con l’ispirazione. I marchi, in particolare, possono aiutare ad affrontare la salute mentale degli Z collaborando con organizzazioni capaci di coinvolgere i giovani. Ad esempio, L’Oréal Paris ha collaborato con Prince’s Trust per creare la campagna Self-worth is #WorthSharing, con corsi di formazione sulla fiducia, sulle relazioni e l’occupabilità – dando ai giovani l’opportunità di aumentare la propria autostima e apprendere tecniche per prepararsi ai colloqui. Scuole e social sempre più solidali e creativi per la realizzazione di progetti educativi dalle ricadute positive e costruttive!

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