Antonio Dikele Distefano, 28 anni nato a Busto Arsizio da genitori angolani e cresciuto a Ravenna, è un volto molto conosciuto tra i giovani e giovanissimi fruitori di contenuti YouTube.
Da due stagioni infatti conduce un brillante e intelligente format, “Basement Cafe”, da lui concepito con Lavazza, nel quale intervista giovani cantanti, giornalisti, scrittori, divulgatori scientifici, personaggi dello spettacolo e del cinema. Tra gli ospiti spiccano Enrico Mentana e Mahmood, Gad Lerner e Myss Keta, Paolo Nespoli e Francesca Michielin, Jorit e Michela Murgia, Emis Killa e Lazza.
Antonio è un giovane scrittore con all’attivo cinque romanzi editi da Mondadori, ha vinto il 27° premio Fiesole nel 2018, dirige un Magazine online molto popolare tra i giovani e una casa discografica.
Zero, su Netflix, una storia di amicizia e di invisibilità
Il 21 aprile, tratto da uno dei suoi romanzi “Non ho mai avuto la mia età”, su Netflix uscirà la serie “Zero”, una storia di banlieue, di amicizia, di invisibilità e di supereroi.
Il romanzo è la storia di un ragazzo che non ha mai avuto la sua età e che non ha nemmeno un nome. In realtà non ha mai avuto nulla: non ha cittadinanza, non ha madre, non ha soldi, e non ha futuro.
La serie tuttavia si discosta dal romanzo e le vicende ruotano intorno a un ragazzo nato nella periferia milanese, “Il Barrio”, che convive da sempre con una timidezza che quasi lo ha reso ‘invisibile‘. Un disagio che diventerà un superpotere che gli consentirà di difendere il suo quartiere. Zero è quindi un eroe moderno che impara a conoscere i suoi poteri quando il quartiere da dove voleva scappare, si trova in pericolo. La serie indaga ed esplora una Milano poco conosciuta, raccontando un mondo variegato di nuove sottoculture, con significativi contributi presi dalla scena rap.
Nel trailer infatti compare un brano inedito di Mahmood, “Zero” prodotto da Dardust, che sarà parte della colonna sonora della serie e del nuovo album in uscita in primavera e il pezzo “64 barre di paura” di Marracash, una valanga di rime urlate con intensità e forza, ispirate alla storia di Zero.
“Il mio approccio è uno sfoggio tecnico, di fare le rime che spaccano il più possibile “, ha raccontato Marracash dopo aver registrato il pezzo.
Appare abbastanza palese che lo zero da cui parte il rapper milanese d’adozione, classe 1979, nativo di Nicosia in provincia di Enna, rappresenti proprio lo zero del nostro protagonista di origine africana. Marracash infatti, un tempo completamente e socialmente invisibile, soprannominato Marra per i suoi tratti marcatamente magrebini, scopre nelle sue doti artistiche il proprio super potere per uscire dalla mediocrità e dai pericoli della Barona, diventando uno dei cantanti più apprezzati della scena rap italiana.
“Zero” è un’originale analisi della ‘suburbia’ milanese, un mondo nuovo, ricco e variegato di culture spesso poco rappresentate, a cui si aggiungeranno significativi contributi presi dalla scena rap con grandi artisti italiani e internazionali contemporanei.
Accogliamo i temi legati alla controcultura giovanile
A riprova della grande attualità di temi legati alla controcultura giovanile e “street”, non solo il colosso dello streaming Netflix, ma anche Sky è oggi in fase di preproduzione di una nuova e attesissima serie, “Blocco 181” realizzata da un’idea di un altro artista popolarissimo tra le nuove generazioni, il rapper sardo Salmo.
I 3 personaggi principali al centro di 'Blocco 181', le cui riprese avverranno durante la prossima estate a Milano, avranno il volto di giovanissimi attori ancora poco conosciuti al grande pubblico. A fare da sfondo all’intero racconto, tra conflitti generazionali, rivalsa femminile e, soprattutto, lotta per la conquista del potere, il Blocco 181, un complesso edilizio della periferia milanese che diventerà teatro di una storia di amore, vendetta, libertà e affermazione personale.
Ma perché siamo così interessati alla scena musicale giovanile come educatori e genitori? Uno degli elementi che accomuna trap e rap è senz’altro la volontà di riscatto, manifestato spesso attraverso parole cariche di rabbia che nascono dal cemento e dall’asfalto della strada e spesso dalla sofferenza. Eccedere è la parola d’ordine dei due generi musicali che sono spesso demonizzati dai genitori e dagli adulti.
Ma se cercassimo di andare oltre la superficie? La musica rappresenta la colonna sonora di un’epoca e il primo linguaggio attraverso cui le nuove generazioni definiscono la propria appartenenza collettiva e la propria identità personale e l’adolescenza è un periodo in cui la rabbia è spesso la risposta ad un conflitto con se stessi, con i genitori e con il mondo.
Si potrebbe quindi entrare in relazione con gli adolescenti, utilizzando proprio la musica che ascoltano, uno strumento prezioso per comunicare i propri conflitti e tutto ciò che sta accadendo nel loro mondo interno.
Quindi, armiamoci di pazienza e di una playlist per entrare in contatto con i ragazzi di oggi: invece di essere disgustati dalle loro scelte, cerchiamo di comprenderle per creare un dialogo costruttivo. E siamo certi, che quella playlist, diventerà anche la nostra!
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