Edward De Bono, scomparso a 88 anni a giugno di quest’anno, è stato è stato un medico, psicologo, autore, inventore, filosofo e consulente di origine maltese. E’ conosciuto e riconosciuto globalmente per aver dato origine al termine “pensiero laterale” (o spesso “pensiero divergente”), ha scritto nel 1985 il famosissimo libro “Six Thinking Hats” (oltre ad altre decine di pubblicazioni) ed è stato un sostenitore dell'insegnamento del pensiero laterale come materia nelle scuole.

De Bono ha ricoperto incarichi di rilievo nelle università di Oxford, Cambridge (dove aiutò a fondare la scuola di medicina dell'università), Londra e Harvard. Ha insegnato all'Università di Malta, di Pretoria, all'Università dell'Inghilterra Centrale (ora chiamata Birmingham City University) e alla Dublin City University. De Bono ha ricoperto la cattedra di “Da Vinci Professor of Thinking” presso la University of Advancing Technology di Tempe, in Arizona. È stato uno dei 27 ambasciatori per l'Anno europeo della creatività e dell'innovazione 2009.
Come possiamo definire il “Pensiero Laterale”? Come può questo principio essere applicato nel mondo scolastico e accademico? E’ opinione comune che la creatività sia un principio innato e genetico che consente a chi ne sia dotato di spiccare in ambito artistico o in qualsiasi altro settore affine: musica, pittura, scrittura, pubblicità. In verità, un’analisi così fatta non è totalmente corretta, come emerge dagli innumerevoli studi effettuati in ambito psicologico cognitivo: in effetti l’estro, l’inventiva, la genialità sono caratteristiche comuni a tutti a patto che vengano adeguatamente incentivate e incoraggiate.

Già negli anni ‘50 del 900 Joy Paul Guilford, psicologo statunitense, iniziò a parlare di “Pensiero Divergente”, come contrapposto a “Pensiero Convergente” ovvero logico, lineare e rigido, necessario in ambito logico e matematico, per esempio, dove sarebbe possibile una sola soluzione, sulla quale tutti concordano. In altri campi, invece, quali quelli sociali, urbanistici, architettonici, sociologici, economici per esempio, sono richieste risposte aperte a problemi aperti poiché sono possibili più soluzioni. Si richiede pertanto in questi settori maggiore elasticità e flessibilità di approccio e di pensiero, fluidità nelle associazioni d’idee nonché curiosità ed estrosità per comprendere e ricalcolare i termini dei problemi.

Quali fattori possono contribuire a sviluppare queste caratteristiche? Si è visto che l’ambito familiare e quello educativo possono essere determinanti nello sviluppo di tali qualità: un ambiente sereno, accogliente, incoraggiante, affettuoso all’interno del quale si incoraggi il raggiungimento dell’autonomia di pensiero e della responsabilità delle proprie azioni, la creatività cresce. Al contrario, in ambienti rigidi, tradizionalisti, conservatori e punitivi la creatività viene penalizzata e fatica a svilupparsi.
Nel sistema scolastico tradizionalista, l’epicentro educativo ha sempre coinciso con il pensiero convergente e l’attività creativa veniva relegata a pochissime ore d’attività artistica o musicale che corrispondevano però a brevi momenti di svago e quindi non valutabili dai docenti. A partire dagli anni ‘70 tuttavia e, in particolare nel 1985 con i provvedimenti legislativi ministeriali come i Programmi della Scuola Elementare e nel 1991 con gli Orientamenti per la Scuola Materna, la creatività assume un ruolo sempre più centrale, fino alla recente legge 107 del 2015 che inserisce in ogni ordine e grado adeguati programmi trasversali alle tradizionali materie. Al fine quindi di scoraggiare una didattica solo frontale e trasmissiva, che prevede un atteggiamento completamente passivo da parte degli studenti, a fronte di un trasferimento di saperi da parte dei docenti, si suggeriscono numerose attività “divergenti” quali il gioco e il gaming che favoriscono il lavoro di squadra, l’approfondimento delle relazioni, l’esplorazione e la ricerca che agiscono sulla sfera della curiosità, del confronto, della strategia di pensiero, dello spirito d’iniziativa, l'apprendimento cooperativo che stimola l’interazione tra i pari, la vita di relazione, il problem solving in team, l’attenzione alla creatività, intesa come competenza trasversale sia personale, che sociale che scolastica, la didattica olistica, ossia globale, che sviluppa le funzioni motorie (o cinestetiche), cognitive e affettive, consentendo quindi un impegno di crescita di tutta la personalità, l’osservazione scrupolosa e la progettazione flessibile del docente che sarà in grado di analizzare volta per volta le specifiche esigenze dei propri studenti, adattando la proposta educativa sulla base dei ritmi di sviluppo e degli stili di apprendimento.
Sempre molto interessanti gli articoli che scrive, complimenti.