Nell’indagine EUROBAROMETER 412 del 2014 il 60% degli italiani intervistati dichiarava di non praticare mai sport, il 10% di farlo saltuariamente, il 27% lo praticava almeno una volta a settimana e solo il 3% si allenava 5 o più volte la settimana.
Nei paesi nordici si tende a praticare più sport: la percentuale di coloro che lo praticano regolarmente raggiunge il 70% in Svezia, 68% in Danimarca e 66% in Finlandia. L’Italia purtroppo si posiziona al quartultimo posto della classifica dei meno attivi d’Europa.
Nel 2012 alcuni ricercatori della Harvard Medical School, guidati dal Dr. Bruce Spiegelman, scoprono che la pratica sportiva, in particolare quella ad alta intensità, stimola la sintesi di un ormone, la Irisina (da Iris, la messaggera degli dei!), un peptide che potenzia le funzioni metaboliche anti infiammatorie dell’organismo e, conseguentemente, quelle cognitive. Questo nuovo studio comincia a far luce sul nesso tra le buone performance in campo e in classe anche da noi in Italia dove, la maggior parte dei ragazzi e ragazze che praticano attività a livello agonistico, hanno spesso dovuto affrontare difficoltà nella gestione del doppio impegno sportivo-scolastico.
Nel programma del MIUR: Progetto “Studenti-Atleti”
Con il Decreto Ministeriale 935 dell’11 dicembre 2015 “Programma sperimentale didattica studente-atleta di alto livello” e il successivo del 2018, il MIUR ha dato l’avvio al P.F.P. (Progetto Formativo Personalizzato) per gli “Studenti - Atleti”. Gli esiti di questi provvedimenti legislativi hanno avuto un impatto straordinario poiché, a livello nazionale, si è passati da solo 450 studenti partecipanti del 2016/17 ai 13.827 dello scorso anno.
La conseguenza è che moltissimi ragazze e ragazzi che hanno aderito alla sperimentazione “Studenti - Atleti” non dovranno più trovarsi di fronte al dilemma se lasciare la scuola o lo sport e questo progetto offre loro la possibilità di dedicarsi a una carriera da professionisti e, allo stesso tempo, abbattere l’alto tasso di dispersione scolastica che colpisce le studentesse e gli studenti che praticano sport ad alto livello.
Oggi per fortuna sempre di più ragazzi utilizzano questo strumento normativo poiché desiderano armonizzare studio e sport agonistico. Il nostro impegno da educatori è trasmettere ai giovani il valore della conoscenza. E questo è un dovere esclusivamente nostro di genitori, insegnanti, dirigenti sportivi, presidenti di società o procuratori. Non basta un decreto, una piattaforma on line, una percentuale di ore che si possono frequentare a distanza, tutor scolastici e sportivi, oppure un piano formativo personalizzato. Ciò che serve è un radicale cambio di mentalità da parte degli adulti e in particolare degli addetti ai lavori. Noi docenti dobbiamo giornalmente provare il gusto e la passione di avere il privilegio di lavorare in mezzo alla straordinaria vitalità dei nostri giovani, di non essere giudici inflessibili, quanto importantissimi motivatori.
Sport e studio complementari per lo studente
Attraverso questo progetto innovativo la scuola riesce finalmente a lanciare un segnale culturale chiaro: lo “Studente - Atleta” è un asset all’interno della classe poiché funge da role model, acquisisce delle competenze che saranno utili nel mondo del lavoro e fa capire al mondo sportivo che non deve solo occuparsi dei risultati agonistici, ma anche di quelli educativi.
Far convivere sport e studio sembrava fino a poco tempo fa impresa impossibile, un binomio inconciliabile che presupponeva una scelta in favore di una delle due attività. Tuttavia, iniziative come questa del MIUR, rappresentano un’opportunità per quanti amano lo sport ma, allo stesso tempo, si rendono conto di quanto fondamentale sia continuare il proprio percorso di studi. Sport e studio dunque visti non più come antagonisti ma complementari nella formazione dello studente, dello sportivo, del cittadino e dell’uomo.
Tra tantissime testimonianze di atleti eccezionali del nostro liceo, ci piace portare quella di Francesco Rodella, classe 2003, studente di 4^ liceo e ala della Pallacanestro Brescia, che abbiamo incoraggiato a compiere quest’anno - in piena emergenza COVID - uno scambio culturale presso la Calvary Day School di Winston - Salem in North Carolina:
“Spesso mi capitava di essere criticato perché dovevo saltare delle ore di scuola per impegni sportivi. Grazie a un P.F.P. ritagliato su misura e incoraggiato dai miei insegnanti e dai miei genitori ho scelto di venire in America e sono felicissimo di aver preso questa decisione, perché qui lo sport è alla base della vita di tutti i giorni, parte integrante della cultura del paese. Sin da piccoli, i ragazzi vengono sostenuti a praticare sport che viene visto come mezzo per poter accedere all’università e non come tempo tolto allo studio. Nella mia Highschool, tutti conosciamo i risultati dei vari team, le assenze per motivi sportivi sono giustificate e mi sento capito e incoraggiato a fare meglio. Per potermi allenare devo avere una media scolastica adeguata e quindi posso solo pensare allo sport e allo studio. È una mentalità totalmente diversa dalla nostra”.
Comments